giovedì 28 ottobre 2010

Johnny & Mary (words by Robert Palmer)

Johnny corre sempre, cerca sempre di trovare la certezza,
lui ha bisogno di tutto il mondo per essere certo di non stare solo.
Mary conta le pareti, sa che lui si annoia in fretta
Johnny pensa che il mondo sarebbe meglio se comprasse la verita' da lui.
Mary dice che lui cambia idea piu' di una donna
Ma lei ha rifatto il suo letto , anche se la scelta era poca.
Johnny dice che sta aspettando di imparare quando dice di essere un cretino.
Johnny dice che vivra' dovunque , non appena guadagna abbastanza tempo.
Mary si pettina , dice che dovrebbe esserci abituata
Mary vince sempre le sue scommesse, ma non sa mai cosa pensare.
Lei dice che lui recita sempre , anche quando viene scoperto.
Terrorizzata che lui venga trovato , senza pensarci una seconda volta
Johnny sente che sta perdendo fiato, cercando di parlarle , di sentirla.
Mary dice che sta trovando un vero e proprio senso delle proporzioni

lunedì 11 ottobre 2010

real


Sono stufa di non sentirmi mai abbastanza, di non sentirmi all' altezza. A volte ho la sensazione di non essere abbastanza nemmeno per me stessa. La mia è una prova, che non sta andando a buon fine. Vorrei farmi del male...vorrei spingere le mie dita fino infondo nella mia putrida gola. Ho trovato il senso della mia vita, ad essere sincera ne ho trovato più di uno, ma vorrei che le cose fossero diverse.
Devo imparare ad essere la migliore, anzi la migliore che posso per sentirmi in pace con me stessa. Questa sfida la sto perdendo alla grande.
Devo dimostrare a me stessa di valere di più! Non posso permettere che le cose prendano il sopravvento lasciandomi andare al delirio del mondo. Io posso nutrirmi solo di immaginazione e di amore, del resto non deve importarmi più di tanto. Per quanto mi riguarda il resto della popolazione può anche crepare. La mia esistenza sta sfociando in una misantropia cronica e non ne sono del tutto dispiaciuta.
Il filo che separa la vita dalla morte, la realtà dalla finzione, il possibile dall' impossibile è così sottile che per me quasi non esiste più. E non mi importa fare distinzione tra queste cose. E' reale ciò che io decido che lo sia.

sabato 9 ottobre 2010

allucinogeni fatti in casa


La noce moscata e' il frutto della Myristica Fragrans, della famiglia delle Myristicaceae, originaria delle isole Molucche, frutto piriforme si apre a maturità in due valve che mettono in luce un arillo scarlatto avvolgente un seme (la noce moscata propriamente detta).

Molti hanno familiarità con l'uso e i sapori di tali spezie, ma sono meno conosciuti i loro effetti allucinogeni dovuti a due composti fortemente attivi: l'acido mistrico e l'elemicina. Le strutture chimiche dei due composti sono, analogamente alla mescalina, simili alla noradrenalina o alle amfetamine di sintesi, mentre gli effetti sono più vicini a quelli dell'LSD.

Spesso queste spezie vengono usate in mancanza di altre sostanze più gradite ma meno reperibili.
Per ottenere effetti alucinogeni si devono macinare almeno due noci moscate e usarle per un infuso (come thè, ad esempio). Dopo l'assunzione può verificarsi un breve intervallo prima che gli effetti si manifestino. Gli effetti collaterali gastrointestinali sono abbastanza sgradevoli da funzionare come deterrente per un uso frequente.
La noce moscata può essere tranquillamente acquistata in un qualsiasi negozio di alimentari ad un prezzo molto modesto.
Viene venduta in due versioni: intera o grattugiata.
E' preferibile sceglierla intera perchè contiene una varietà di oli essenziali che svaniscono rapidamente al contatto con l'aria. D'altra parte conservata in polvere essa perde anche gran parte del suo aroma, la qual cosa potrebbe essere di gran sollievo nell' assunzione.
Una droga afrodisiaca relativamente poco conosciuta sotto questa forma è la comune noce moscata o Miristica fragrans solitamente utilizzata in ambito gastronomico.
Ma questa innocua spezia, presa in grandi quantità è un forte intossicante del sistema nervoso che produce particolari forme di inebriamento e spesso allucinazioni, a causa dei suoi principi attivi. Conosciuta nel medioevo come sostanza di tipo terapeutico, la noce moscata era ricercata per le sue qualità afrodisiache, qualita per cui e ancor oggi conosciuta sia in Oriente, particolarmente nello Yemen, sia in India e in Malesia dove addirittura viene usata per curare le malattie di cuore e le insufficienze renali.
Nella farmacopea tradizionale, la noce moscata rientra in diverse ricette: mezzo grammo di questa sostanza, di chiodi di garofano, cardamono, macis, cannella, gengevo e erba galanga, tritati tutti assieme e sciolti in tre quarti di litro di alcol, e lasciati riposare per una notte, producono un infuso che rafforza la memoria, l'intelligenza e rende di buon umore. Se invece viene mescolata con 50 grammi di cannella, sei grammi di bettonica, 500 grammi di miele e un po' di menta, in tutto amalgamato per bene in un mortaio, si avrà una ricetta contro i dolori da gravidanza e le doglie, sempre che se ne beva un cucchiaio alla sera e uno alla mattina.

venerdì 8 ottobre 2010

my cocaine


Alla fine dei conti siamo tutti dei drogati.
C' è chi può essere drogato di fama, di idee, della bellezza, delle abitudini, del cibo. Ma alla fine tutto questo ci rende schiavi.
Io mi sento diversa da tutto il resto delle persone, non mi sento schiava dei miei vizi, anzi mi rendono felice.
Ora che vi sto parlando di vizi tutti voi banalmente penserete : All' alcool, alle sigarette, alle canne, al mangiarsi le unghie, all' essere arroganti...
I miei vizi sono ben diversi, vanno altre la comune opinione. Sono nata con la dipendenza dall' immaginazione. Non riesco a pensare ad un mondo più triste di uno senza immaginazione. E' ciò che mi rende unica. Restare silenziosamente assorta nelle mie idee mi regala una soddisfazione immensa. non mi importa di essere presa per scema, io so che cosa sono realmente e sono felice di ciò.
Quindi io sono drogata di idee. Qualche anno fa sono caduta in una sorta di paese delle meraviglie e non mi sono curata di trovare l' uscita. Perchè accidentalmente sono caduta nel mio paradiso.
In questo paese ci sono cose perfette e dai colori sgargianti, ma spesso si incontrano animali terribili e velenosi, che mi hanno ferita più volte. Ma ora non devo più temere perchè c' è lui a combattere la mio fianco. Le mie idee contundenti non mi faranno sanguinare più.
Finalmente posso smettere di paragonare la mia interiorità all' esteriorità altrui...

mercoledì 6 ottobre 2010

THE FLOWER AND THE FAN

Una volta c’era un ventilatore, uno di quei comuni ventilatori ad elica di vecchia fabbricazione, un pò ingiallito ma ancora giovane e funzionante, che stava piantato solitario al soffitto e girava le pale con fare annoiato, lo faceva solo perché glielo chiedevano ma a lui non dava fastidio alla fine era il suo compito, non poteva far altro. E’ questo il suo destino, non potrà mai avere un uso diverso, e non potrà mai comportarsi diversamente, pensava, ed è quello a cui tutti i ventilatori pensano.
Un giorno la vecchietta proprietaria dell’appartamento in cui viveva il ventilatore, portò a casa un vaso con un fiore piantato, un fiorellino azzurro, con uno stelo lungo e delicato, tante foglioline seghettate e graziose gli ornavano la brillante corolla. La signora entrò nella stanza del ventilatore e mise il fiore su un tavolo proprio sotto di lui, che si consumava nello stesso movimento perpetuo. La signora li lasciò soli e i due si guardarono curiosi: il fiore fissò il ventilatore e ammiccò, attirata dalla grandezza delle sue pale, ed il ventilatore la guardò con stupore attratto dalla bellezza e dalla delicatezza dei suoi teneri petali. Il ventilatore si commosse davanti a tanta venustà e cominciò a girare con grazia per accarezzare leggermente la sua nuova amica. Il fiore, dal canto suo, si sentì apprezzato e lusingato da tanta gentilezza.
Il ventilatore si stupì, non pensava di poter provare qualcosa di diverso dalla soddisfazione di fare sempre bene il suo dovere, e piano piano si innamorò del bel fiore, ricambiato. I due provarono in ogni modo ad avvicinarsi, per poter provare l’ebbrezza di un bacio ma non riuscivano mai: la distanza era troppa e il fiore quando tentava di saltellare spostando il tavolino su cui era posato cadeva, così la signora veniva e lo rimetteva al suo posto, mentre il ventilatore cercava di allungarsi per raggiungere la sua amata senza successo. I due si dispiacquero tanto di non poter stare vicini, ma si accontentarono di avere almeno l’altro nella stessa stanza. Il fiore per dimostrare tutto l’amore che provava per lui inventava ogni giorno architetture e colori diversi per i suoi petali, mentre il buon ventilatore la accarezzava teneramente facendole vento.
La vecchia signora si fece più vecchia di giorno in giorno e alla fine si dimenticò del fiore e del ventilatore, infatti nemmeno entrava più nella stanza. Il fiore, senza acqua e deperito, cominciò a perdere colore, foglie e petali. Il suo stelo appassì un pò e perse la vitalità. Il povero ventilatore, fermo da tempo e con varie dita di polvere sulle pale, si disperò per il suo amore, sapeva che la sua amata pianta stava morendo e che non poteva fare nulla per evitare che accadesse. Una notte di pioggia fitta, il ventilatore ebbe un’idea, cominciò a girare prima piano poi molto velocemente, sempre di più, sempre più forte finché non si staccò dal soffitto lasciando un grosso buco nel tetto, frantumò una finestra, cadde in strada, malandato e felice, in una grossa pozzanghera, poi morì. Dal buco nel soffitto cominciò a scendere la pioggia sul vaso dove c’era il fiore, ridandogli la forza di rifiorire.
La vecchia signora si trasferì in un ospizio e la nuova famiglia che occupò la casa trapiantò il fiore in giardino: divenne un fiore molto famoso, attirò tantissime persone incuriosite, perché da quel giorno i suoi petali ebbero sempre la forma delle pale di un ventilatore