mercoledì 6 ottobre 2010

THE FLOWER AND THE FAN

Una volta c’era un ventilatore, uno di quei comuni ventilatori ad elica di vecchia fabbricazione, un pò ingiallito ma ancora giovane e funzionante, che stava piantato solitario al soffitto e girava le pale con fare annoiato, lo faceva solo perché glielo chiedevano ma a lui non dava fastidio alla fine era il suo compito, non poteva far altro. E’ questo il suo destino, non potrà mai avere un uso diverso, e non potrà mai comportarsi diversamente, pensava, ed è quello a cui tutti i ventilatori pensano.
Un giorno la vecchietta proprietaria dell’appartamento in cui viveva il ventilatore, portò a casa un vaso con un fiore piantato, un fiorellino azzurro, con uno stelo lungo e delicato, tante foglioline seghettate e graziose gli ornavano la brillante corolla. La signora entrò nella stanza del ventilatore e mise il fiore su un tavolo proprio sotto di lui, che si consumava nello stesso movimento perpetuo. La signora li lasciò soli e i due si guardarono curiosi: il fiore fissò il ventilatore e ammiccò, attirata dalla grandezza delle sue pale, ed il ventilatore la guardò con stupore attratto dalla bellezza e dalla delicatezza dei suoi teneri petali. Il ventilatore si commosse davanti a tanta venustà e cominciò a girare con grazia per accarezzare leggermente la sua nuova amica. Il fiore, dal canto suo, si sentì apprezzato e lusingato da tanta gentilezza.
Il ventilatore si stupì, non pensava di poter provare qualcosa di diverso dalla soddisfazione di fare sempre bene il suo dovere, e piano piano si innamorò del bel fiore, ricambiato. I due provarono in ogni modo ad avvicinarsi, per poter provare l’ebbrezza di un bacio ma non riuscivano mai: la distanza era troppa e il fiore quando tentava di saltellare spostando il tavolino su cui era posato cadeva, così la signora veniva e lo rimetteva al suo posto, mentre il ventilatore cercava di allungarsi per raggiungere la sua amata senza successo. I due si dispiacquero tanto di non poter stare vicini, ma si accontentarono di avere almeno l’altro nella stessa stanza. Il fiore per dimostrare tutto l’amore che provava per lui inventava ogni giorno architetture e colori diversi per i suoi petali, mentre il buon ventilatore la accarezzava teneramente facendole vento.
La vecchia signora si fece più vecchia di giorno in giorno e alla fine si dimenticò del fiore e del ventilatore, infatti nemmeno entrava più nella stanza. Il fiore, senza acqua e deperito, cominciò a perdere colore, foglie e petali. Il suo stelo appassì un pò e perse la vitalità. Il povero ventilatore, fermo da tempo e con varie dita di polvere sulle pale, si disperò per il suo amore, sapeva che la sua amata pianta stava morendo e che non poteva fare nulla per evitare che accadesse. Una notte di pioggia fitta, il ventilatore ebbe un’idea, cominciò a girare prima piano poi molto velocemente, sempre di più, sempre più forte finché non si staccò dal soffitto lasciando un grosso buco nel tetto, frantumò una finestra, cadde in strada, malandato e felice, in una grossa pozzanghera, poi morì. Dal buco nel soffitto cominciò a scendere la pioggia sul vaso dove c’era il fiore, ridandogli la forza di rifiorire.
La vecchia signora si trasferì in un ospizio e la nuova famiglia che occupò la casa trapiantò il fiore in giardino: divenne un fiore molto famoso, attirò tantissime persone incuriosite, perché da quel giorno i suoi petali ebbero sempre la forma delle pale di un ventilatore

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